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  • AlesSandro Conti

Quindi le idee sono principalmente due (titolo e sottotitolo).



La dialettica “scheggia ed eccesso" è quella tra frammento e totalità. La prima parte del concerto comprende opere di diversi compositori. Sono pezzi, presi singolarmente, piuttosto brevi, ma nel complesso formano un insieme sonoro molto coeso. Inoltre, si tratta di musiche frammentarie anche in se stesse, contenenti spesso scaglie di "altra musica" o gesti espressivi che provengono dalla tradizione. Un compositore come l'ucraino Valentin Silvestrov è fortemente schumanniano, mentre per esempio David Chaillou ha un linguaggio molto seduttivo (in cui sicuramente risuona Debussy) ma anche decisamente sperimentale. Queste "le schegge".


Quanto all'insieme (the Surfeit) è rappresentato dalla seconda parte interamente dedicata a Philip Glass. È il capostipite di una scrittura musicale da cui derivano gli altri compositori, il suo stile e la sua poetica sono ormai realtà ampiamente consolidate e costituiscono un'opera unitaria in se stessa in cui, io credo, si riflette tutta la storia della musica.


Il sottotitolo, invece, mette in evidenza un'intenzione ideale. In altre parole, quella di "liberare" o "emancipare" la musica dal suono, e di suggerire che si tratti effettivamente di un "territorio". In altre parole, la musica non è solo qualcosa da ascoltare, ma un vero e proprio LUOGO da abitare . Una realtà fisica da cui sentirsi avvolti, ma anche un paesaggio (un paesaggio interiore) da contemplare, in raccoglimento con se stessi.


Queste sono le idee guida. La musica darà loro corpo.

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